Italbiotec, PMI innovativa e società benefit, opera nei settori bioeconomia, agroalimentare e life sciences e offre servizi di europrogettazione, R&D e innovazione sostenibile. Ne abbiamo parlato con Diego Bosco, AD della società, che ci ha descritto le linee di sviluppo
Nel 2024 Italbiotec ha registrato una crescita del 54% del valore della produzione, che ha raggiunto i 2,2 milioni di euro, e un incremento dell’Ebitda del 165%, salito a 674 mila euro. «Il driver principale è stata proprio la strategia di focalizzazione», spiega Diego Bosco. «L’idea è sempre stata quella di non essere una società di europrogettazione generalista, ma di focalizzarsi su determinate aree, che sapevamo avessero un futuro e un’espansione importante dopo il covid. Abbiamo individuato tre aree principali: salute e benessere, bioeconomia e sostenibilità, e tutto il tema dell’automazione e intelligenza artificiale».

Secondo Bosco, Italbiotec ha potuto agire su queste aree grazie alle competenze già presenti in azienda. «Bioeconomia e salute sono quelle per cui avevamo le expertise e su cui potevamo effettivamente focalizzarci senza particolari problemi, su automazione e IA stiamo lavorando per diventare competitivi nei prossimi anni. Un altro tema è stata una importante crescita del nostro organico e dell’expertise all’interno del team. Siamo riusciti a dotarci della struttura minima per coprire tutte le funzioni all’interno dell’europrogettazione».
L’azienda ha anche ampliato la propria offerta di servizi. «Abbiamo aggiunto alla nostra offerta tutta una serie di servizi per l’innovazione che sono complementari al tema dell’europrogettazione. Il Life Cycle Assessment è una metodologia che serve a valutare l’impatto ambientale di prodotti e processi. Anche il tema della comunicazione scientifica: abbiamo creato una sezione ad hoc che viene spesso richiesta come conditio sine qua non per partecipare a progetti».
Nel 2022, Italbiotec ha scelto di diventare società benefit. «L’essere società benefit era una diretta conseguenza, dal mio punto di vista, del voler rimanere sul mercato coerenti con la nostra visione e missione. Col tempo, si è rivelato un asset importante sia dal punto di vista della visibilità verso i clienti, sia per l’attrazione di talenti – in particolare i giovani. È una leva importante per ottenere risultati positivi in questi ambiti».
La forza lavoro di Italbiotec ha un’età media di circa 30-32 anni e una presenza bilanciata tra uomini e donne anche nei ruoli apicali: «Io ho 42 anni e sono il terzo più anziano. Le persone entrano dai 25 ai 35 anni. Abbiamo otto team leader e sono esattamente 50% donne e 50% uomini. Abbiamo appena ottenuto la certificazione della parità di genere. C’è un comitato che cura questi aspetti».
La formazione interna è un altro pilastro fondamentale. «Nel corso del 2024, ogni persona in Italbiotec ha fatto almeno 120 ore di formazione. Con un investimento dell’azienda che va dagli 80 ai 100 mila euro di spese vive. La formazione si divide in due aree: tematiche tecniche per i profili operativi, e non technical skills per tutto il personale. Quest’anno, ad esempio, abbiamo introdotto attività legate al benessere aziendale, con incontri su abitudini alimentari, postura, mindfulness».
L’espansione internazionale è già avviata. «Abbiamo un piano che, da qui al 2030, prevede l’apertura di cinque sedi estere. Una l’abbiamo già aperta in Belgio, la sede operativa sarà a Gent. La seconda sarà in Svizzera, a Friburgo. Il futuro sarà nei Balcani, in Francia e in un’altra sede dell’Est Europa», spiega Bosco. «Abbiamo già una sede in Belgio e una sede a Roma, che sono i nostri centri istituzionali per i fondi ricerca e innovazione. La scelta di Gent e Friburgo è dettata dalla concentrazione di clienti target: biotecnologie, bioeconomia, agroalimentare e scienze della vita».
Italbiotec guarda anche agli Emirati Arabi e agli Stati Uniti. «Sono mercati potenzialmente molto interessanti. Stiamo organizzando un accordo con centri di ricerca negli Emirati, anche grazie al memorandum d’intesa recentemente sottoscritto tra il governo italiano e rappresentanti degli Emirati Arabi. Negli USA, il target è più istituzionale: stiamo valutando missioni organizzate da Regioni e Ministeri sul tema biotecnologie».
Sui dazi, Bosco precisa: «Il tema dei dazi coinvolge il prodotto. L’innovazione viene prima. Eventualmente, il problema potrebbe riguardare la difficoltà per i ricercatori a entrare negli USA per i visti perché, essendo il nostro lavoro basato sulla creazione di interazioni fra chi fa ricerca, sviluppo e innovazione, se l’ingresso venisse ostacolato, allora per noi sarebbe una complicazione. La mobilità è fondamentale per potersi ‘ibridare’, scambiarsi idee e confrontarsi».
Nel 2024, Italbiotec ha coordinato progetti per oltre 400 milioni di euro. «L’attuale programma quadro europeo prevede 95 miliardi, il prossimo avrà un budget superiore del 20%. L’evoluzione è positiva, ma la vera sfida per le PMI è soprattutto culturale e formativa. Le imprese fanno fatica a costruire una strategia legata all’europrogettazione. Pensano a un bando, ma non costruiscono un percorso. I tassi di successo sono bassi, ma il fondo perduto può arrivare al 70%. Serve una strategia, accettare che si può non vincere, ma imparare».
Sul settore della bioeconomia: «Vedo prospettive molto positive per le imprese che sono disposte a innovare verso la transizione ecologica, la digitalizzazione e il welfare aziendale. È un trend che può solo crescere. Noi continuiamo a focalizzarci nel creare valore per chi si rivolge alla nostra azienda: offrire servizi che possano avere tangibilità, output e finalità utilizzabili».
Bosco conclude indicando gli obiettivi fissati per i prossimi anni: «Aprire cinque nuove sedi all’estero, portare il team ad almeno sessanta persone, raggiungere un valore della produzione in continua crescita e ottenere la certificazione B Corp».