Riso, al via la raccolta in provincia di Pavia: attesa per il Carnaroli degli 80 anni ma è allerta costi di produzione e SOS import selvaggio
Scatta la raccolta del riso in provincia di Pavia, che con circa 80 mila ettari coltivati è la prima provincia risicola d’Europa. Lo afferma la Coldiretti provinciale, nell’annunciare che le mietitrebbie sono entrate in azione in Lomellina e nel Pavese.
Secondo le prime rilevazioni tra i produttori l’annata ha riservato un andamento meteo nel complesso favorevole, senza episodi di siccità. Nelle ultime settimane, però, in alcune zone si sono registrati sbalzi termici tra il giorno e la notte che potrebbero aver influito sul completamento della maturazione. Bisognerà quindi attendere le fasi di essicazione e pilatura per avere indicazioni più precise sulle rese finali.
E mentre nei campi si iniziano a tagliare le varietà più precoci, c’è attesa per il raccolto del Carnaroli Classico, che festeggia il suo ottantesimo compleanno: era infatti il 1945 quando “il Re dei risi e dei risotti” venne coltivato per la prima volta.
Per celebrare questa ricorrenza, sono diverse le iniziative organizzate da Coldiretti Pavia nel corso dell’anno. Tra queste, continuano fino a metà novembre gli appuntamenti degli “Agriturismi Terranostra per il Carnaroli Pavese”, grazie alla quale i consumatori possono collezionare uno speciale bollino da incollare sul “Passaporto del riso Carnaroli”. Raccolti dieci bollini diversi, i consumatori potranno recarsi in un Mercato di Campagna Amica Pavia e ricevere in omaggio un chilo di riso Carnaroli da Carnaroli Pavese. Le prossime date dell’iniziativa sono visibili qui.
Nel frattempo, a pesare sulle attese dei risicoltori italiani per la nuova campagna sono però le incognite legate ai costi di produzione e alle importazioni di prodotto straniero. I prezzi dei principali mezzi tecnici, dai fertilizzanti all’energia, hanno visto negli ultimi anni degli aumenti a doppia cifra, sulla scorta di guerre e tensioni internazionali, che li collocano ben al di sopra del periodo pre Covid e guerra in Ucraina.
L’altro problema è legato alle importazioni selvagge e agli accordi commerciali. Un nuovo colpo ai risicoltori potrebbe venire dall’intesa Ue-Mercosur, che prevede l’ingresso di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale. Mancano reciprocità e regole comuni: i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi.
«Si tratta di un vero e proprio dumping ai danni dei produttori di riso italiano – sottolinea Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia – considerato che nelle risaie asiatiche si utilizzano pesticidi banditi da decenni nella UE oltre ai dubbi sullo sfruttamento del lavoro, a partire da quello minorile. Ciò ha causato squilibri nei prezzi riconosciuti ai risicoltori italiani e ridotto la competitività della filiera tricolore. Una situazione che rischia ora di ripetersi con il Mercosur e anche con l’India, uno dei più grandi produttori di riso del mondo. Serve l’applicazione di una clausola di salvaguardia automatica che scatti al superamento di una certa soglia percentuale di importazioni rispetto all’anno precedente. Ed è necessario anche garantire la reciprocità delle regole, per assicurare che il riso importato rispetti le stesse regole imposte alle produzioni comunitarie».
Già oggi il 60% del riso importato in Italia gode di tariffe agevolate, con squilibri sui prezzi e minore competitività per la filiera nazionale. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 500 milioni di chili, un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile.