auticon: neurodiversità motore di competitività

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Dal talento delle persone autistiche all’innovazione digitale: il percorso di auticon testimonia come la neuro-inclusione generi crescita, resilienza e nuove opportunità per le aziende

 In un contesto economico segnato da profonde trasformazioni – dalla digitalizzazione all’Intelligenza Artificiale, dalla sostenibilità ai nuovi modelli organizzativi – il capitale umano si conferma una leva decisiva per la competitività. Le imprese che investono sulle persone, valorizzandone competenze, peculiarità e motivazione, sono più pronte ad affrontare mercati in continua evoluzione e a coglierne le opportunità.

In questo scenario, l’inclusione rappresenta un fattore abilitante: non solo leva etica, ma strumento concreto di crescita, capace di generare innovazione, resilienza e valore condiviso. Tra le esperienze più avanzate spicca quella di auticon Italia, che ha fatto della neurodiversità la propria forza distintiva. Integrando consulenza tecnologica e servizi di neuro-inclusione, l’azienda dimostra come l’attenzione alle persone – in particolare a quelle nello spettro autistico – possa trasformarsi in un vantaggio competitivo, aprendo nuove prospettive sia per i professionisti che per le imprese partner.

Lombardia Economy ne ha parlato direttamente con Alberto Balestrazzi, CEO di auticon Italia e autore del libro “Cambiare prospettiva: viaggio alla scoperta della (neuro)diversità”.

Alberto Balestrazzi

auticon è una realtà unica, un modello capace di coniugare business e solidarietà, che dimostra come l’inclusione sia una leva di sviluppo e innovazione. La conquista del “Premio Leonardo – Impresa Sociale 2025” lo conferma. Qual è stato il percorso che vi ha portato a questo importante traguardo?

«auticon è la più grande azienda a maggioranza autistica al mondo, presente in 14 Paesi e 3 continenti con circa 600 dipendenti autistici. È una società profit che opera sul mercato con un approccio imprenditoriale: puntiamo a essere competitivi nel settore della tecnologia e dell’analisi dati, scegliendo come professionisti persone autistiche le cui qualità innate rispondono perfettamente alle nostre esigenze.

Per farlo, adottiamo processi di selezione e gestione del personale in ottica neuro-inclusiva, adattando le attività lavorative alle specifiche caratteristiche di ciascun professionista e ripensando gli ambienti di lavoro per valorizzarne il talento. Da qui, lo sviluppo di metodologie, procedure e buone pratiche di neuro-inclusione applicabili ai diversi contesti lavorativi, capaci di trasformare la cultura aziendale e generare benefici per le persone e le organizzazioni, rendendole più performanti e resilienti.

Il riconoscimento del Comitato Leonardo e del Ministero del Made in Italy, oltre a renderci orgogliosi, ci ha permesso di mostrare che valore economico e impatto sociale insieme generano crescita e dovrebbero rappresentare l’obiettivo di ogni impresa».

In che modo i consulenti IT autistici contribuiscono concretamente a migliorare i progetti tecnologici delle aziende clienti?

«auticon offre servizi di consulenza tecnologica, di analisi dati e di compliance. Facciamo testing di sistemi mission critical, ci occupiamo di sicurezza, di sistemi di reporting e di business intelligence, e collaboriamo allo sviluppo di sistemi di Intelligenza Artificiale. Come testimoniano spesso i nostri clienti, le performance in termini di qualità, velocità e precisione dei nostri professionisti superano di gran lunga la media delle persone neurotipiche. È infatti dimostrato che le persone autistiche

abbiano innati talenti cognitivi: ad esempio sanno cogliere più rapidamente e con maggiore precisione i dettagli, hanno un pensiero laterale più sviluppato e un’elevata persistenza nei compiti ripetitivi».

Quali strumenti di sensibilizzazione e formazione proponete alle imprese per favorire la neuro-inclusione nei loro team?

«Dopo aver fondato auticon in Italia valorizzando le persone autistiche nel lavoro, il passo successivo è stimolare le imprese ad aprirsi all’assunzione di persone neurodivergenti, considerando che sono condizioni molto più diffuse di quanto si creda – l’autismo riguarda almeno il 2% della popolazione – e molte aziende hanno collaboratori neurodivergenti senza saperlo. Perciò, accanto ai servizi IT, forniamo anche servizi di neuro-inclusione (NIS): assessment del livello di inclusività di un’organizzazione, formazione specifica per HR in un’ottica inclusiva, job coaching as a service – ovvero supporto psicologico offerto ai dipendenti del cliente – e accompagnamento del management nel processo trasformativo tramite advisor esperti sia d’inclusione che di neurodivergenze. È un approccio olistico che nasce dalla nostra esperienza e che migliora le strategie DEI (Diversità, Equità, Inclusione), favorendo una maggiore inclusione del personale neurodivergente».

Come misurate l’impatto sociale ed economico del vostro modello, sia per i lavoratori che per le aziende partner?

«Ogni anno auticon pubblica il Global Impact Report, un’indagine indipendente su clienti e dipendenti che misura i risultati raggiunti. Dallo studio emerge che l’82% dei nostri consulenti autistici dichiara un miglioramento della qualità della vita, mentre l’80% è sicuro di sé e soddisfatto del proprio lavoro. L’impatto è altrettanto significativo per i clienti: il 98% riconosce il valore dei nostri consulenti nei progetti, l’87% osserva un cambiamento culturale positivo nei team, mentre l’86% si sente a proprio agio nel lavorare con colleghi autistici. Sono risultati che vanno oltre l’ambito lavorativo e generano benefici su famiglie e comunità”.

Nel contesto attuale e guardando al futuro, quali sono le sfide principali per ampliare la presenza di professionisti neurodivergenti nel mondo del lavoro e in particolare dell’ICT in Italia?

«Per noi la trasformazione digitale in atto rappresenta un’opportunità: cresce la domanda di analisti dati e programmatori di software complessi, con uno skill gap in Italia destinato ad aumentare nei prossimi anni. Proprio qui le persone autistiche, grazie alle loro innate capacità logiche, di attenzione al dettaglio e riconoscimento degli errori, possono offrire un contributo unico. Nel campo dell’Intelligenza artificiale abbiamo già sperimentato come profili “super-sistematizzanti” eccellano sia nello sviluppo di modelli AI, che nella preparazione dei dati per il training dei sistemi. Questo ci sta portando ad ampliare l’organico e a investire in formazione tecnica avanzata. La nostra sfida resta la stessa: aiutare imprese e manager a cambiare prospettiva sulla neurodiversità».

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Immagine di Beatrice Elerdini
Beatrice Elerdini

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