Disegnare il futuro, il forum itinerante di Italia Economy, è approdato mercoledì 26 novembre 2025, a Milano – per la sua seconda edizione al Bicocca Pavilion-BIM.
Organizzato in partnership con CRIET Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio, ha affrontato i temi più urgenti per la crescita del sistema produttivo italiano: dalle nuove dinamiche geopolitiche alla resilienza delle imprese, fino ai driver dell’innovazione e alla centralità del capitale umano. Un percorso strutturato in quattro panel complementari, pensati per offrire una lettura organica delle sfide che definiranno il futuro del nostro Paese.
L’evento si è aperto con i saluti e i ringraziamenti della Direttrice generale di Fondazione Bicocca, Stefania Elisabeth Grotti, e Alice Mazzucchelli, Vicedirettrice del CRIET – Centro di Ricerca Interuniversitario in Economia del Territorio.
Geopolitica e il futuro delle imprese
Il primo panel ha accolto un’analisi lucida – moderata dal giornalista finanziario Marco Barlassina – sulle trasformazioni globali che stanno ridefinendo gli assetti economici e politici dell’Europa e del mondo. Guerre, transizioni e nuove limitazioni stanno modificando la geografia del potere, con ricadute dirette sulle catene produttive, sugli scambi internazionali e sulle scelte di investimento. In questo scenario in evoluzione, l’Italia, e la Lombardia in particolare, emerge come snodo cruciale del sistema industriale europeo.
Il Prof. Angelo Di Gregorio, Past President Società Italiana Marketing e Direttore CRIET, ha richiamato l’attenzione sul peso crescente delle materie prime critiche, elementi “indispensabili per qualsiasi processo produttivo” e che in Italia vengono quasi totalmente importate: “Non le estraiamo e non le ricicliamo neppure. Negli ultimi sette anni abbiamo importato 400mila euro di gallio e oltre 1 milione di euro di terre rare”. Una vulnerabilità che rende ancora più urgente un approccio strategico alla transizione digitale e green.
Sul fronte internazionale, Valeria Maria Fazio, Board Member Italiacamp EMEA FZCO Hub for Made in Italy, ha portato l’attenzione sugli Emirati Arabi Uniti: “Nati appena 54 anni fa, sono diventati osservatori permanenti dei mercati mondiali, creando un modello di business potente e innovativo”. La relazione con l’Italia, spiega, si gioca sulla capacità del nostro sistema produttivo di presentarsi come partner solido e credibile: “Noi dobbiamo diventare un’opportunità per gli Emirati. Per farlo, l’Italia ha bisogno di industrializzarsi, creare nuove filiere e formare nuove leve”.
Carlalberto Guglielminotti, Partner di Entracap, ha affrontato invece il tema cruciale delle fonti rinnovabili, sottolineando che, in Italia, attualmente il 40% dell’energia prodotta proviene da fonti pulite. È poi entrato nel dettaglio del decreto del Mase “Energy Release”, una risposta alle necessità delle imprese energivore. In concreto, prevede la fornitura di energia elettrica a prezzo calmierato, in cambio del loro impegno a costruire nuovi impianti a fonti rinnovabili (FER), per restituire l’energia ricevuta nel tempo.
Uno sguardo operativo arriva dal settore costruzioni con Regina De Albertis, Consigliere delegato e Direttore tecnico Borio Mangiarotti, che ha confermato la forza del brand Made in Italy, nonostante i limiti dimensionali del tessuto produttivo: “Ci distinguiamo per qualità e specializzazione, ma le imprese sono troppo piccole e spesso poco propense al cambiamento. Serve un salto di qualità della nostra classe imprenditoriale, per imparare a dialogare con i nuovi interlocutori globali”.
A chiudere il panel è stato Emanuele Fioretti, Channel Sales Manager Factorial Italia, azienda tecnologica con sede a Barcellona, che fornisce un software di gestione delle risorse umane all-in-one per le piccole e medie imprese. Ha raccontato l’approccio spagnolo al mondo del lavoro, in particolare l’attenzione ai diritti e al benessere delle persone. A suo avviso, “L’Italia per tornare a essere competitiva non dovrebbe focalizzarsi sul perché i giovani vanno via dal paese, dovrebbe pensare invece a come trattenerli”.
Strategie di resilienza
Il secondo tavolo di confronto – moderato da Cristina Seymandi, Coordinatrice di redazione di Piemonte Economy – è entrato nel cuore delle strategie che consentono alle aziende di restare solide, flessibili e competitive, anche in uno scenario globale fortemente instabile. In questo contesto, la capacità di resistere e superare gli shock diventa un elemento imprescindibile per le imprese.
Massimo Pasquali, Responsabile Aziende – Banco Bpm, ha sottolineato l’importanza per un’impresa di evolversi e avere visione. Partendo da un’osservazione dell’economia reale, grazie alle 410mila aziende clienti (PMI fino a 75 milioni di euro di fatturato), ha evidenziato come, “alcuni settori siano in sofferenza – meccanico, automotive, moda e lusso – ma dentro questi stessi comparti ci siano imprese che resistono, grazie a scelte visionarie. Innovare oggi è un imperativo, non più un’opzione. La sostenibilità in particolare, non va vissuta come un obbligo normativo, bensì come una vera opportunità”.
Anche per Paul Renda, CEO Miller Group, visione e resilienza sono gli elementi portanti di un’azienda che intende continuare a esistere nel mercato economico di domani. “Per innovare serve anche quell’energia tipicamente giovanile”. A tal proposito ha riportato un paio di dati significativi: “Abbiamo il 25% in meno di imprenditorialità giovanile e 100mila studenti che ogni anno si laureano e lasciano l’Italia in cerca di opportunità all’estero”. A ciò ha aggiunto: “Molte imprese italiane attualmente presenti all’estero lavorano ancora con modelli di business di dieci anni fa. Adeguarsi, innovare i processi è dunque una necessità improrogabile. Parallelamente, la resilienza deve diventare strutturale per poter gestire le continue tensioni e complessità che si presentano nella realtà. Non possiamo giocare in difesa in attesa di tempi migliori, il mercato non si calmerà. I prossimi anni saranno complessi”.
Dal fronte finanziario, Andrea Costantini, CEO Smart Capital, ha evidenziato l’urgenza del ricambio generazionale: “L’età media degli imprenditori è 65 anni. Perché l’impresa passi realmente nelle mani dei figli è fondamentale valorizzarla. Dobbiamo invogliare i giovani a fare impresa: il campo è difficile, ma visione e cuore possono portarci lontano”.
Stefano Agnesi, Partner – Principal Broker Wide Group, ha richiamato l’attenzione sull’efficientamento dei processi: “Un tempo bastava una marcia in più per farcela nelle Pmi, oggi è molto più complesso. Dobbiamo dare nuovi strumenti ai clienti e affiancarli nel loro percorso evolutivo. Non possiamo più offrire solo una polizza: serve visione del rischio, non partendo dal sinistro”. Per Agnesi in Italia c’è tanta volontà di andare avanti, “ma serve coraggio”.
Innovazione, competitività e sistema
Il terzo panel – moderato da Ferdinando Bova, Founder Agenzia Yes! Spa– si è ulteriormente focalizzato sul tema dell’innovazione tecnologica e della digitalizzazione, acceleratori reali di sviluppo. Tra le testimonianze più significative è emersa quella del Gruppo Zucchetti, società lodigiana con 45 anni di esperienza, simbolo di una capacità di innovarsi che non conosce limiti. “Il padre della famiglia Zucchetti era un commercialista. A un certo punto – ha raccontato Giovanni Mocchi, Vicepresidente Z Holding del Gruppo Zucchetti – un’intuizione gli ha permesso di trasformare per sempre il suo lavoro: grazie all’uso della tecnologia ha informatizzato i processi centrali della sua azienda, dando il via a un percorso di crescita che ha permesso all’azienda di essere oggi presente in quindici Paesi nel mondo”. Per Mocchi, quel che serve al nostro Paese, è “fare sistema e portare le piccole aziende su modelli di business più grandi e strutturati”.
Per Davide D’Arcangelo, Presidente e Innovation Policy Maker di Next4 Group, non è sufficiente generare valore, bisogna renderlo leggibile: “Per riuscirci, serve costruire un nuovo ponte tra impresa, capitale e territorio. È in questa prospettiva che si inserisce la figura dell’Investor Business Relator, un ruolo sempre più necessario per aiutare le imprese, soprattutto PMI e scale-up, a rafforzare la fiducia, raccontare governance e impatto, e instaurare un dialogo efficace con investitori sempre più selettivi. Disegnare il Futuro non significa solo innovare tecnologie, ma innovare relazioni, processi e linguaggi. Perché la crescita non nasce da singoli attori, ma da sistemi in grado di costruire fiducia, governance e visione condivisa”.
Fare sistema è cruciale anche secondo la visione di Mattia Macellari, Presidente Piccola Industria Assolombarda, che ha sottolineato: “Bisogna sfruttare le sinergie di filiera”.
Infine, Fabrizio Vigo, Ceo & Co-Founder di Sevendata ha sottolineato come l’approccio data-driven, per un’impresa che si evolve, sia oggi una priorità. “L’imprenditore deve decidere su base informata, le sue decisioni devono essere consapevoli, per questo i dati sono sempre più uno strumento essenziale”. E perché un modello di business sia realmente competitivo, servono quattro fattori chiave: “Tecnologie avanzate, talenti con competenze specifiche, capitali di investimento e consapevolezza dell’importanza del go to market. Non basta infatti avere un ottimo prodotto, se non si sa poi come venderlo. Oltre a tutto ciò, per avere successo, serve essere pronti a sbagliare”.
Capitale Umano: il vero driver del futuro
L’ultimo tavolo di confronto – moderato da Giulia Galli, Ceo di Dracma Educational – ha portato al centro il vero motore del cambiamento: le persone. In un’epoca di cambiamenti rapidissimi, il capitale umano emerge come leva strategica per costruire organizzazioni più consapevoli, resilienti e competitive.
Profondo e ispirazionale l’intervento di Erik Oliviero Somaschini, imprenditore multisettoriale, Brianza Assicurazioni. Ha condiviso il racconto della propria storia familiare strettamente legata alla Pirelli, sottolineando il valore della formazione: “Oggi bisogna disimparare per imparare”. Ai giovani ha rivolto un monito preciso: “Disegnatevi il futuro da soli, indipendentemente da volontà esterne. Fatevi sentire, esponetevi, partecipate, non piegatevi alle regole. Solo quando vi sentirete realizzati potrete portare valore agli altri. In questa epoca, dove l’intelligenza artificiale sta sottraendo posto agli essere umani, credo che l’uomo debba invece continuare a rimanere al centro”. Rispetto al fare impresa ha aggiunto: “È un autentico atto d’amore”.
Mario Barone, AD Run Time Solutions, ha sollevato invece un aspetto critico rispetto alla popolazione aziendale. Ha evidenziato come le persone, con la propria preparazione e forma mentis, possano essere un ostacolo all’evoluzione dell’impresa: “Dal 1995, abbiamo vissuto tutte le ere tecnologiche, da Internet in fase primordiale, al cloud fino all’AI. Oggi supportiamo le società a digitalizzarsi, ma spesso ci scontriamo con un limite, che non è la tecnologia, bensì la cultura aziendale. Servono collaboratori evoluti dal punto di vista digitale”. L’imperativo è adattarsi: “Dobbiamo essere dinamici, per continuare a crescere”.
Un’altra vulnerabilità è stata infine messa in luce dal Gruppo Syneto – Orizon, realtà attiva nella progettazione di sistemi resilienti per la protezione dei dati: la scarsa cultura aziendale rispetto alla sicurezza informatica. Il Presidente Marco Lorenzi ha poi lanciato un messaggio imprenditoriale potente: “Quando fate impresa, l’unica cosa che conta è essere resilienti nel pensiero. Arriverà un momento in cui crederete che tutto ciò che avete fatto è sbagliato: l’unica cosa che conterà sarà continuare a crederci fino in fondo”.
A chiudere l’evento è stata Erika Rastelli, Chief People Officer di Aran World, un’azienda che da 10 persone è passata a 400. Ha osservato come sia cambiato l’approccio dei giovani candidati al mondo del lavoro, confermando che, “il vero fattore abilitante per il successo di un’impresa restano le persone”.
Innovazione, capitale umano e capacità di fare sistema non sono percorsi paralleli, ma linee che devono incontrarsi. Solo così l’Italia potrà trasformare le sue sfide in opportunità reali.




