Primo semestre 2024 a Bergamo: 66.581 assunzioni e 59.942 cessazioni di contratti di lavoro, segnando un leggero rallentamento nella crescita occupazionale
Nel primo semestre del 2024, nella provincia di Bergamo, sono state registrate, tramite Comunicazione Obbligatoria, 66.581 assunzioni e 59.942 cessazioni di contratti di lavoro dipendente. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le nuove assunzioni hanno subito una leggera flessione (-1,8%), mentre le cessazioni sono rimaste pressoché stabili (-0,5%). Il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni ammonta a 6.639 posizioni, un migliaio in meno rispetto al primo semestre del 2023.
Il secondo trimestre è andato complessivamente meglio del primo trimestre dell’anno con un incremento sia delle assunzioni che del saldo, in particolare nel mese di aprile. Tuttavia, il saldo cumulato tra giugno 2023 e giugno 2024 (+5.675) evidenzia un progressivo, seppur lento, rallentamento della crescita occupazionale in corso ormai da tre anni.
Si amplia a metà anno la divergenza tra gli andamenti dei macrosettori economici. Le assunzioni nell’industria hanno subito una contrazione significativa (20.536, -10,4%), mentre continuano a crescere nel settore delle costruzioni (7.689, +2,5%) e nel commercio e servizi (38.356, +2,6%). I saldi occupazionali semestrali restano positivi in tutti i settori, sebbene nell’industria (+1.562) si sia registrato un calo rispetto alla prima metà del 2023. Al contrario, i risultati delle costruzioni (+1.051) e del commercio e servizi (+4.026) si mantengono stabili sui livelli dello scorso anno.
Il saldo occupazionale annualizzato (giugno 2024 rispetto a giugno 2023) per l’industria è negativo (-574), con una contrazione più marcata nella manifattura (-702) che risente, a Bergamo come in Lombardia, di prospettive incerte derivanti dalla debolezza della domanda mondiale e dal rallentamento dell’industria tedesca, soprattutto nelle filiere dei prodotti in metallo, dei macchinari, dei mezzi di trasporto e della gomma-plastica.
E’ ancora in crescita l’occupazione dipendente nell’edilizia con un migliaio di posizioni in più in confronto a un anno fa (+1.144). La riduzione degli incentivi del superbonus è stata in parte compensata dagli investimenti finanziati dal PNRR che hanno contribuito alla crescita dei lavori di costruzione specializzati e di ingegneria civile.
Nel terziario si concentra il contributo più rilevante alla variazione tendenziale dei dipendenti (+5.105), con un rafforzamento evidente nel secondo trimestre. Il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio, continua a mostrare segnali positivi, così come i servizi turistici, in particolare la ristorazione, e i servizi alle imprese professionali, operativi e di trasporto .
Per quanto riguarda le tipologie contrattuali, nel primo semestre diminuiscono le assunzioni sia a tempo indeterminato (15.453, -2,4%) che a tempo determinato (30.923, -2,2%). Nonostante ciò i saldi netti restano positivi seppur in attenuazione nel tempo indeterminato (+4.366, grazie alle 9.067 trasformazioni di rapporti temporanei o di apprendisti) e in aumento nel tempo determinato (+2.027 dopo aver dedotto il flusso in uscita delle stabilizzazioni) soprattutto nel commercio e servizi.
Crescono di poco le missioni in somministrazione (17.049 avviamenti, +1,6%) ma con una netta divaricazione settoriale (-2,9% nell’industria, +32,1% nel commercio e servizi) ribadita anche nei saldi, negativi nell’industria, positivi nel terziario.
Calano nettamente le assunzioni con contratti di apprendistato (3.156 nel semestre, -11,1% tendenziale) con un saldo negativo (-1.017) raddoppiato rispetto a un anno fa. L’aumento delle trasformazioni verso il tempo indeterminato (1.858, +12,4% sul primo semestre 2023) non è compensato dall’ingresso dei nuovi giovani apprendisti. Il calo dell’apprendistato è presente anche nei dati INPS di tutte le province lombarde.
Le dinamiche settoriali spiegano anche la divergenza tra le assunzioni a tempo parziale (21.197) in crescita (+7,5% sul primo semestre dell’anno scorso) e quelle a tempo pieno (45.359) in calo (-5,5%).
La frenata degli ingressi dell’industria e in specifico delle qualifiche degli operai specializzati (-5,3%) e dei conduttori di impianti, macchinari e veicoli (-4,3%) si traduce anche nel calo delle assunzioni maschili (41.103, -2,9%). In senso opposto, l’aumento delle assunzioni nel terziario e con contratti part-time è alla base della stabilità degli ingressi femminili (25.478, invariati rispetto a un anno fa).
Continua il trend di lungo periodo di aumento delle assunzioni di lavoratori stranieri (25.016, +3,7%) mentre calano quelle di nazionalità italiana (41.565, -4,8%). Attualmente, il 37,6% dei contratti di assunzione riguarda lavoratori non italiani.
Le dinamiche demografiche e gli effetti delle riforme pensionistiche spiegano la riduzione dei nuovi ingressi nella fascia di età centrale (35-49 anni) e l’incremento degli over50, sebbene solo tra le donne. Le assunzioni di giovani under 35 restano in linea con i livelli di un anno fa, con una crescita nella componente femminile (+1,1%) e un calo in quella maschile (-1,5%).
Tra le causali di cessazione, le dimissioni (21.948 tra gennaio e giugno) rimangono ben al di sopra dei livelli pre-Covid, ma diminuiscono su base annua (-4,5%). Fanno eccezione i settori dell’alloggio e ristorazione e del trasporto e magazzinaggio nei quali le uscite volontarie sono ancora in forte aumento. In moderata crescita anche i licenziamenti (6.972, +3,9% tendenziale) che restano al di sotto dei livelli del 2019.
Leggi altre storie di copertina.