Disegnare il futuro Lombardia, le Videointerviste

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Le videointerviste dell’edizione milanese di Disegnare il futuro

Lombardia snodo strategico e laboratorio per le imprese

Per Valeria Maria Fazio, Board Member di Italiacamp EMEA FZCO – Hub for Made in Italy, l’Italia vive «un momento di grande rilevanza» con la possibilità di essere parte attiva nei grandi progetti di sviluppo di aree cruciali come il Medio Oriente. Ma questa opportunità, avverte, non può restare circoscritta:

«Abbiamo bisogno di radicarci attraverso dinamiche di industrializzazione e di sistema che ci rappresentino al meglio. Oggi è fondamentale essere espressione di tutte le capacità che il Made in Italy sa offrire».

In questo quadro la Lombardia gioca un ruolo centrale: «rappresenta uno dei territori più industrializzati d’Europa» e per questo diventa un osservatorio privilegiato per i Paesi che stanno costruendo la propria storia industriale. La sfida, sottolinea Fazio, è trasformare questa attrattività in «azione, propensione e proattività».

Accanto al posizionamento internazionale, emerge il tema del supporto operativo alle imprese. Stefano Agnesi, Partner – Principal Broker di Wide Group, ricorda che anche il mondo assicurativo è chiamato a un cambio di passo. Non basta più essere un “paracadute” in caso di sinistro:

«La copertura deve essere parte integrante di una strategia preventiva, condivisa con i vertici aziendali».

Per farlo, Wide Group investe su due pilastri: tecnologie avanzate e capitale umano specializzato. La tecnologia serve a industrializzare i processi a basso valore aggiunto, liberando tempo per la consulenza, l’analisi del rischio e la relazione con il cliente, dove la componente umana resta decisiva.

Dal lato bancario, Massimo Pasquali, Responsabile Aziende di Banco BPM, racconta come l’istituto abbia scelto di mettere le imprese al centro del Piano Industriale al 2027, con una particolare attenzione alle PMI. Su 1400 filiali, 600 hanno gestori specializzati PMI:

«Essere vicini però non basta: serve dialogo. I nostri gestori hanno l’impegno di incontrare gli imprenditori direttamente nelle loro sedi, ascoltare le esigenze, i progetti di sviluppo e le strategie di rafforzamento».

L’offerta ampia e modulabile consente di costruire soluzioni su misura, mentre strumenti come Fondo di Garanzia per le PMI e soluzioni SACE rafforzano il gioco di squadra tra banca, imprese e istituzioni. Non a caso, oggi Banco BPM è la prima banca in Lombardia per quote di mercato.

Sul fronte del rapporto tra imprese e finanza evoluta interviene Davide D’Arcangelo, Presidente e Innovation Policy Maker di Next4 Group. Per lui non si tratta tanto di “errori” delle PMI, quanto di un cambio culturale ancora incompiuto:

«Le PMI devono imparare a dialogare con la finanza. In molti casi parlare con una finanza diversa dalla banca tradizionale è quasi percepito come far entrare un nemico in casa. Ma la finanza è uno strumento di crescita, non un rischio».

Per facilitare questo dialogo, D’Arcangelo individua una figura chiave: l’Investor Business Relator, un “traduttore” tra impresa e investitori che aiuta l’azienda a posizionarsi nei mercati del futuro, individuare stakeholder, trend globali e sfide emergenti, trasformando la finanza in una leva di sviluppo.


Dati, AI e maturità digitale: la nuova infrastruttura competitiva

Il cuore tecnologico dell’edizione milanese si sviluppa attorno ai temi dell’impresa 5.0, del dato come asset strategico, dell’intelligenza artificiale e della maturità digitale.

Per Paul Renda, CEO di Miller Group, la resilienza non è più solo reazione allo shock, ma un vero approccio al cambiamento:

«Gli shock esogeni ormai sono continui e programmare diventa sempre più complesso. La resilienza è la capacità di resistere e di anticipare i cambiamenti, cogliendo i trend latenti e i fattori esterni».

La transizione tecnologica – dall’AI alle nuove piattaforme digitali – richiede quindi un intenso lavoro di reskilling e coinvolgimento delle persone. Le imprese più performanti, racconta Renda, sono quelle che fanno un continuo fine tuning tra bisogni delle persone e tecnologie introdotte. Dove questo allineamento manca, anche ingenti investimenti non producono risultati.

In questa evoluzione, il dato diventa la vera infrastruttura abilitante. Marco Lorenzi, Presidente del Gruppo SynetoOrizon, lo sintetizza così:

«Ci occupiamo del dato come elemento centrale, come fonte di business e innovazione per le aziende. Se il dato manca, manca l’operatività e la business continuity».

Già dal 2008 il gruppo lavora sulla sicurezza dei dati e oggi integra modelli come lo zero trust e soluzioni basate su intelligenza artificiale per anticipare e contrastare gli attacchi informatici. L’AI, osserva Lorenzi, è «un’opportunità non solo per chi attacca, ma anche per chi difende», a patto di saperla integrare in una vera cultura della security, dove la formazione del personale resta uno dei punti più critici.

La stessa centralità del dato torna nelle parole di Fabrizio Vigo, CEO & Co-Founder di Sevendata. Un approccio data driven, spiega, permette di “smettere di sparare nel mucchio” e concentrarsi su target più qualificati, con un doppio vantaggio:

«Efficienza, perché si eliminano le azioni dispersive, ed efficacia, perché si massimizza il ritorno parlando ai prospect più affini alla propria proposta».

L’intelligenza artificiale è un grande acceleratore di questo processo, ma «la potenza è nulla senza controllo»:

«Il dato serve, ma deve essere un dato raffinato, proprio come il petrolio: se è grezzo non solo non è utile, ma può addirittura creare problemi».

Per questo Sevendata utilizza strumenti come il RAG (Retrieval Augmented Generation) e integra l’AI in piattaforme che rispondono in linguaggio naturale, ma sempre attingendo a data lake controllati e di alta qualità.

Se il dato è la materia prima, la maturità digitale è la condizione per trasformarlo in valore. Mario Barone, CEO e Founder di Run Time Solutions, porta l’esperienza di trent’anni al fianco delle PMI italiane:

«Negli ultimi anni si è parlato molto di digital transformation. Oggi, però, alle aziende serve soprattutto maturità digitale».

La sfida principale è la resistenza al cambiamento. Il periodo del Covid ha mostrato che le aziende incapaci di reagire prontamente hanno sofferto più delle altre, mentre chi ha saputo adattarsi è riuscito in alcuni casi persino a crescere. Il messaggio è chiaro:

«Il cambiamento oggi è imperativo: non è un optional. Un’azienda efficiente è un’azienda dinamica, capace di evolversi in funzione di ciò che accade intorno a lei».


Piattaforme software, HR digitali e processi integrati

Accanto ai temi della sicurezza e del dato, Disegnare il futuro Milano racconta anche l’evoluzione delle piattaforme software e del modo in cui le imprese gestiscono persone e processi.

Giovanni Mocchi, Vicepresidente di Z Holding – Gruppo Zucchetti, ripercorre la storia della prima software house italiana, nata dall’intuizione di un commercialista, il dottor Zucchetti, che ha usato la tecnologia per ottimizzare il proprio studio. Da lì è nato un modello che oggi va ben oltre gli studi professionali (meno del 10% del business):

«Oggi offriamo alle aziende piattaforme end-to-end per la gestione integrata dei processi, con l’obiettivo di migliorare l’efficienza organizzativa».

Nelle people operations, Zucchetti ha integrato in un’unica piattaforma paghe, trasferte, note spese, formazione, performance, budgeting, con un unico database che semplifica la governance del personale e rende misurabile l’efficienza. Il dato è eloquente:

«Oggi un dipendente su due in Italia è gestito da soluzioni Zucchetti».

Il futuro, per il Gruppo, passa dall’internazionalizzazione: presente in 15 Paesi, ma con solo il 10% del fatturato all’estero, Zucchetti vede un grande margine di crescita nel portare l’esperienza italiana in Europa e nelle Americhe.

Sul fronte HR, ma con un focus dichiarato sulle PMI, interviene Emanuele Fioretti, Channel Sales Manager di Factorial Italia. Factorial nasce come software house che sviluppa una piattaforma HR intuitiva e smart, ma con un elemento distintivo: Factorial One, una componente di intelligenza artificiale nativa integrata nel sistema.

«Siamo tra i primi software HR ad avere un’AI nativa pensata per supportare non solo i responsabili HR e i manager, ma anche i dipendenti».

Il cuore è un chatbot intelligente che assiste nelle attività quotidiane: se un CEO chiede al direttore commerciale dati sui centri di costo o sulla spesa in un certo ambito, è sufficiente interrogare il chatbot per ottenere report e analisi in tempo reale. Ma il supporto riguarda anche i dipendenti, che possono trovare rapidamente risposte su policy e documenti aziendali senza dover contattare l’HR.

«L’obiettivo è ottimizzare tempi, flussi e produttività, trasformando l’intelligenza artificiale in un vero collega digitale».


Capitale umano, imprenditorialità e nuovo Made in Italy

In filigrana a tutti gli interventi, torna un tema trasversale: il capitale umano come leva strategica.

Per Paul Renda, senza engagement delle persone la tecnologia non genera risultati. Per Lorenzi, senza formazione il rischio cyber resta altissimo. Per Agnesi, la tecnologia deve liberare tempo per la consulenza. Per Fioretti, l’AI deve essere uno strumento che semplifica il lavoro delle persone, non che lo complica.

A riportare il discorso su un piano quasi esistenziale è Erik Oliviero Somaschini, imprenditore multisettoriale, che parla direttamente ai giovani:

«La prima cosa da imparare è disegnare il proprio futuro, senza permettere che siano altri a farlo al posto vostro».

In un mondo che cambia ogni giorno – tra AI, rischi geopolitici e trasformazioni profonde – il suo invito è a “disimparare per imparare”: spogliarsi dei condizionamenti, cercare formazione, esperienze, viaggiare, e ogni tanto mettere via il telefono per leggere, stare in un parco, conoscere persone.

«Prima di essere imprenditori o manager di successo, dovete diventare persone felici».

Guardando al Made in Italy, Somaschini sottolinea come stia passando da brand a vero lasciapassare verso nuovi mercati. Il punto di forza è la qualità, che nasce dai valori, dalle persone e da una missione condivisa – cita Giorgio Armani come esempio emblematico. Ma esistono criticità: la frammentazione del sistema e la difficoltà nel fare squadra.

«Il Made in Italy apre porte, sì, ma non basta più. I competitor stanno crescendo molto anche sul fronte della qualità».

La vera carta da giocare, conclude, è trasformare il nostro “saper vivere bene” in capacità di fare impresa insieme, con visione, qualità e concretezza.


Un ecosistema lombardo che corre verso il futuro

Le videointerviste dell’edizione milanese di Disegnare il futuro non sono un semplice approfondimento: raccontano un ecosistema che sta ridisegnando sé stesso.

Dalla finanza all’assicurazione, dal software alla cybersecurity, dai dati all’intelligenza artificiale, dall’HR alla consulenza strategica, fino alle testimonianze imprenditoriali più personali, emerge una Lombardia che:

  • investe in piattaforme e tecnologie ma non dimentica il valore delle persone;
  • riconosce nel dato la nuova infrastruttura critica;
  • affronta la resistenza al cambiamento puntando su maturità digitale e formazione;
  • cerca un dialogo più maturo con la finanza per crescere di dimensione;
  • vuole trasformare il Made in Italy da semplice marchio a progetto industriale condiviso.

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La Redazione

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