Fondazione Cariplo al fianco del terzo settore: 40 mila progetti e 4 miliardi di euro in 35 anni
Siamo nel terzo settore, uno dei più attivi sul fronte della filantropia Fondazione Cariplo come interpreta questo ruolo?
«Fondazione Cariplo ha una storia di quasi 35 anni di attività, che affonda le radici in quella che era la tradizione filantropica della banca. Dal 1991 ad oggi, ha sostenuto oltre 40 mila progetti, di enti non profit, nel campo della cultura, del sociale, dell’ambiente e della ricerca scientifica, principalmente in Lombardia, nei territori del Verbano-Cusio-Ossola e del Novarese, in Piemonte. Lo ha fatto con un impegno filantropico importante:
ha donato a questi progetti oltre 4 miliardi di euro. È sempre stata una realtà in evoluzione, attenta al territorio, e in ascolto dei bisogni emergenti a cui provare a dare risposta. Per farlo si confronta con gli altri operatori, in ambito filantropico, e sempre di più con le grandi fondazioni internazionali. Chi fa filantropia non si limita a donare, Cariplo viene spesso definita come un enzima che attiva persone e risorse perché si realizzino progetti per il bene comune».
Come è cambiata dal vostro punto di vista la gestione del personale e le competenze professionali, ormai sempre più sofisticate e strategiche?
«Questo è un punto fondamentale. Per sviluppare un’attività filantropica
al passo coi tempi occorrono persone con competenze adeguate e sempre aggiornate. Occorre certamente, ed innanzitutto, avere una spiccata sensibilità rispetto ai temi di cui ci occupiamo. Ma quel “supplemento d’anima”, importantissimo per capire a fondo il valore dei progetti, non basta. Non si può valutare un progetto se non si ha una conoscenza tecnica e approfondita della materia. Qui arrivano proposte di progetti di diversa natura: dall’housing sociale per persone con disabilità o in difficoltà, alla valorizzazione e recupero di monumenti, fino a sofisticati progetti nel campo della ricerca scientifica di frontiera. Gli staff delle aree filantropiche sono preparati a fare delle pre-valutazioni che poi vengono condivise con il Consiglio di Amministrazione. Fondamentali sono le competenze tecnico-gestionali, occorre essere project manager, con la capacità di valutare attentamente i business plan dei progetti che vengono proposti, occorrono solide basi economico-finanziarie.
Ci sono poi colleghi delle aree che definiamo “di staff” che svolgono specifiche funzioni a supporto di tutta la struttura: dall’amministrazione al legale, alla comunicazione, solo per citare qualche esempio. Tutti compiti importanti per contribuire ad un’attività che oggi riveste sempre più importanza.
Senza l’azione filantropica molte iniziative non si potrebbero realizzare. Pensiamo ai temi del welfare e della cultura, moltissime persone che oggi sono al centro di questi progetti, tra cui giovani, bambini o anziani, non ne beneficerebbero. Insomma, è fondamentale che tutti coloro che operano in un’organizzazione come Fondazione Cariplo condividano il purpose, la missione».
Chi sono i dipendenti di Fondazione Cariplo? Come siete organizzati?
«Sono poco più di 90 persone. Circa il 65% donne. Sull’organico totale, circa il 90% in possesso di laurea, master o PhD, oltre che esperienza spesso sul campo negli ambiti di intervento della Fondazione. I mesi scorsi sono stati cruciali per le politiche di gestione del capitale umano. A partire dalla consapevolezza di quanto questo rappresenti un asset primario per la Fondazione, è stato strutturato un lavoro ampio e articolato su più ambiti, tra cui: valutazione delle posizioni e del potenziale di sviluppo, percorsi di formazione e programmi di consolidamento delle soft skills, attività di
aggiornamento e ottimizzazione del sistema di gestione della performance, avvio del progetto di definizione delle job descriptions, creazione di un modello di competenze e del modello organizzativo. In particolare, da novembre 2024, è stato realizzato un riassetto organizzativo che va nella direzione di una struttura ancora più efficace ed efficiente, per consentire di rispondere ai bisogni della Comunità in maniera sempre più adattabile e veloce, creando al contempo spazi di crescita professionale volti a valorizzare le risorse umane della Fondazione. Il riassetto ha previsto la creazione di 4 Direzioni: una Direzione Filantropica a cui rispondono insieme alle Aree Filantropiche anche la nuova Area Attività Trasversali e Sfide di Mandato, una Direzione Operativa per ottimizzare ulteriormente i processi di staff, una Direzione Finanziaria, a cui riporta anche l’Area filantropica Finanza e Sostenibilità e, la Direzione Legale. Inoltre, sono state create delle nuove Unità Operative, funzionali all’evoluzione della struttura: l’UO Eventi e Multimedia e l’UO Amministrazione. La Fondazione prosegue il proprio impegno sui temi del wellbeing nei confronti dei propri dipendenti e, nell’ambito del Programma “Luoghi di lavoro che promuovono salute – Rete WHP Lombardia”, ha ottenuto il riconoscimento di “Luogo di Lavoro che Promuove Salute” grazie al costante impegno nel condurre pratiche di valore. Le politiche di gestione delle Risorse Umane hanno avuto un ruolo centrale in questo cambiamento».
Negli ultimi anni, come promotori dello sviluppo delle competenze, quali sono stati i vostri progetti più importanti portati a termine?
«Stiamo lavorando a più livelli con una forte spinta sul piano della formazione. Il mondo corre e noi dobbiamo farci trovare preparati. Per questo abbiamo avviato diversi programmi, tra questi anche uno specifico sull’implementazione e l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale nelle attività che svolgiamo. Lo facciamo, tra le altre cose, insieme a partner con grandi competenze in questo ambito, come Microsoft, ad esempio. Stiamo lavorando affinché Fondazione Cariplo sia sempre di più una Learning & Sharing Organization, cioè un’organizzazione abituata a condividere la conoscenza affinché essa diventi patrimonio comune. È uno sforzo importante che si aggiunge al lavoro di tutti i giorni, per farlo occorrono la disponibilità e l’impegno da parte di tutti».
Sul fronte dell’attività filantropica per i prossimi 2-3 anni quali sono le sfide principali, dal punto di vista sociale in particolare?
«Gli Organi della Fondazione, a partire dalla Commissione Centrale di Beneficenza e dal Presidente, hanno determinato strategie ed indirizzi, contenuti nei documenti programmatici. In sintesi possiamo dire che l’impegno della Fondazione è significativamente aumentato passando da circa 150 milioni di euro di attività filantropica media degli anni passati, ad oltre 210 milioni di euro attuali. Per farlo abbiamo, come detto, riorganizzato la struttura. Ma c’è una cosa da dire: quei 60 milioni di euro che la Fondazione ha aggiunto all’attività “standard”, sono andati a concentrarsi su tre sfide importanti, con un impegno di 20 milioni di euro ciascuna: per sostenere progetti a beneficio dei giovani, e delle loro famiglie, che si trovano ad affrontare fenomeni come l’abbandono scolastico e l’isolamento sociale. Ci sono, infatti, più di un milione e trecentomila giovani che non studiano e non lavorano in Italia. Un’altra sfida riguarda il sostegno a programmi per la prima infanzia a favore di bambini da zero a sei anni; e, infine, quella per l’autonomia delle persone con disabilità. Casa e lavoro principalmente sono i temi cardine per realizzare la vera inclusione. Si tratta di questioni importantissime a cui occorre cercare di dare risposte al più in fretta. Dobbiamo essere attrezzati e preparati per poterlo fare al meglio».




